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L’isola di Santo Stefano

Santo_Stefano_VentoteneSanto Stefano è una piccola isola del Mar Tirreno, situata al largo della costa fra Lazio e Campania, e fa geograficamente parte delle Isole ponziane. Come il resto dell’arcipelago, l’isola ha origine vulcanica ed ha una forma circolare di meno di 500 metri di diametro, con un’estensione di circa 27 ettari. Nel periodo romano l’isola aveva diversi nomi, tra cui Partenope (dal greco Παρθενόπη), Palmosa, Dommo Stephane e Borca, e fu scarsamente abitata. Le scogliere ripide, infatti, hanno sempre reso difficile l’approdo, possibile solo in 4 punti, da scegliere a seconda dei venti.

Al momento l’isola è disabitata, ma è possibile visitarla tramite imbarcazioni locali. Si trova circa 2 chilometri ad est di Ventotene, dal cui comune dipende amministrativamente. L’unico edificio presente sull’isola è un carcere (“edificio circolare”) con 99 celle, fatto costruire nel periodo borbonico (circa 1794–95) da Ferdinando IV ed in uso fino al 1965.

L’isola è totalmente disabitata, ma si può raggiungere con tour guidati che partono dalla vicina isola di Ventotene

I detenuti più celebri del penitenziario tra metà Ottocento e inizi del Novecento furono lo scrittore Luigi Settembrini, il brigante Carmine Crocco, l’anarchico Gaetano Bresci e, dal ventennio fascista in poi, il futuro Presidente della Repubblica Sandro Pertini e il bandito Sante Pollastri. Altri antifascisti erano confinati sull’isola di Ventotene, ma non furono mai carcerati a Santo Stefano: Umberto Terracini, Giorgio Amendola, Lelio Basso, Mauro Scoccimarro, Giuseppe Romita, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Proprio a questi ultimi due si deve la redazione del cosiddetto Manifesto di Ventotene che nel 1941, in pieno conflitto mondiale, chiedeva l’unione dei paesi europei e costituirà, negli anni successivi, il riferimento ideale cui guarderanno in molti per il processo di integrazione continentale.

Il Carcere di Santo Stefano

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