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Curiosità Comasche

Le origini del nome della città
Le origine del nome non risultano del tutto chiare, ma è piacevole lasciar sbizzarrire la fantasia lungo le molteplici interpretazioni fin ora date. C’è chi vuole la città fondata da Comer Gallo, figlio di Giapeto e nipote di Noè, che 131 anni dopo il diluvio, ritenendo forse la vicinanza alle grandi masse d’acqua una tradizione di famiglia, si stabilì sulle rive del Lario; chi edificata da Como, figlio del troiano Antenore, o da una allegra compagnia devota al dio dei conviti, per l’appunto il dio Como.
Potrebbe, il condizionale è d’obbligo, anche derivare dall’ebraico “Comak” (altura, dal greco “Kome” (villaggio) o dal cimbro “Com” (guardia, protezione).

Il palio del Baradello
Il Palio nasce come rievocazione storica di un importante avvenimento storico dell’estate del 1159: Federico Barbarossa, dopo il felice esito dell’assedio di Milano, volle far visita alla città di Como che diede un contributo determinante al suo successo. L’accoglienza riservata all’Imperatore fu meravigliosa: feste, gare, tornei e suggestive cerimonie che ancora oggi vengono ricordate, sul finire dell’estate, con una cerimoniale tipico delle feste del Medioevo.

La puzzeta de la stria
La “puzzeta” era un piccola pozza d’acqua sorgiva che si trovava nei cortili. Questi specchi d’acqua hanno la caratteristica di non gelare mai nella notte di San Mattia (7 febbraio), ritenuta la più fredda dell’anno e questo dato ha ispirato una storia particolare: leggenda vuole che le streghe fossero solite riunirsi attorno a queste pozze per specchiarsi, in quanto per una sorta di incantesimo, queste rimandavano loro un’immagine giovane e bellissima; ma la notte di San Mattia il ghiaccio formatosi sull’acqua non consentiva loro di vedersi, così che una di queste, chiamate a sè le forze degli inferi fece sciogliere il ghiaccio e potè nuovamente specchiarsi. Ecco perchè la notte del 7 febbraio le “puzzete” non ghiacciano più.

La “fopa” galeotta
La “fopa” era lo stagno che esisteva nei cortili della Brianza contadina per l’abbeveramento degli animali. Durante l’inverno la “fopa” si ricopriva di ghiaccio, così che i giovani che avevano il compito , di buon mattino, di raccogliere l’acqua con i secchi per i bisogni della giornata, dovevano rompere lo strato ghiacciato. Questa operazione rivestiva particolare importanza per un giovanotto interessato ad una ragazza: quando il giovane avvistava la sua bella avvicinarsi alla pozza ghiacciata, la precedeva con passo lesto e con lo zoccolo infrangeva il ghiaccio, così che lei potesse agevolmente riempire il secchio: questo era il messaggio ufficiale alla comunità della loro intesa.
E proprio da qui nacque il ben noto…”rompere il ghiaccio”

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2 commenti

Pippi Calzelunghe 2 Dicembre, 2011 at 5:19 pm

Mi potete dire delle storie o delle leggende comasche!

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pieru 3 Dicembre, 2011 at 10:17 pm

Ne trovi qualcuna qui

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