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Parma e la sua storia

via cavourCi sono infiniti motivi per viaggiare e soprattutto per viaggiare in Italia. Uno dei miei preferiti è riscoprire la storia delle città, non necessariamente passando giornate nei musei e nelle pinacoteche, anche una semplice passeggiata nel centro cittadino può essere un’esperienza interessante ed economica. Quanti paesi al mondo hanno una storia così ricca alle spalle? Quanti possono vantare un passato così interessante?

Di Parma abbiamo già detto sulle pagine di questo sito e ci sono infiniti motivi per visitare la città, dai monumenti alla gastronomia incomparabile. Oggi parliamo un po’ della storia di Parma perchè quella della città è una storia molto antica.

Sui terrazzi fluviali quaternari delle colline a Traversetolo e nel bacino montano del fiume Taro sono state ritrovate le più antiche tracce della presenza dell’uomo nel territorio parmense riconducibili al periodo Musteriano del Paleolitico Inferiore (100 000-35 000 anni fà), mentre siti del Paleolitico Superiore (35 000-10 000 anni fà) sono stati rintracciati nelle valli del Taro e del Ceno.
Scendendo nell’area di pianura, Mamiano, Collecchio e Santa Margherita di Fidenza sono i principali insediamenti del Neolitico (4500 a.C.), mentre tombe a inumazione eneolitiche (2700-1800 a.C.) sono state rinvenute a Collecchio.
L’età del bronzo è caratterizzata dalla diffusione delle terremare, da “terra mara” o “terra marna”, cumuli di terreno nerastro, grasso, adatto alla concimazione, costituiti da insediamenti di forma quadrangolare racchiusi da un argine e da un fossato di connessione a un corso d’acqua. Delle oltre 50 individuate, le più note sono quelle di Castione Marchesi, Borgo Valorio di Parma, Castellazzo di Fontanellato.
L’occupazione delle tribù celtiche nella seconda metà del IV secolo non si sovrappone all’area appenninica, che rimane fino agli inizi del II secolo a.C. in saldo possesso delle tribù liguri, debellate solo dal massiccio intervento dei romani.
La presenza di numerosi castellieri a Nociveglia sulle pendici del monte Pelpi, d’Umbrìa e Rocchetta Metti (Bardi), Costa delle Case (Ponteceno), Rocca Casali (Bore) documenta la strenua difesa delle popolazioni autoctone.

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