L’esposizione, che si compone di 101 immagini in bianco e nero, riunisce gli scatti che il fotografo parigino – fondatore insieme a Robert Capa, George Rodger, David ‘Chim’ Seymour e William Vandivert della Magnum Photos – realizzò negli Stati Uniti a partire dalla metà degli anni Trenta, quando visitò per la prima volta il Paese, fino alla fine degli anni Sessanta. Questi lavori sono riusciti a catturare la realtà e l’essenza della vita americana di allora, mostrando in particolare la diversità della ricca società americana.
“Cartier-Bresson – sottolinea il curatore Maurizio Vanni – posa il suo sguardo sulla società dei consumi per eccellenza e sul suo mondo effimero frapponendo la sua arte senza tempo, durevole e solida alla fragilità e fugacità di una comunità che ha smarrito il senso vero dell’esistenza. La rincorsa di un modello di vita utopico, votato all’eccesso, al sogno, alla grandezza, alla rottura delle convenzioni, alla tecnologia risulta essere più vicino alla fiction che alla realtà, che si manifesta così in tutta la sua banalità, disperazione e crudezza”.
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