ISOLA D’ELBA
Meta turistica molto nota ed anche relativamente esclusiva, si trova a poche miglia dal litorale toscano di fronte al Golfo di Follonica.
La facilità di comunicazioni con il continente, il bel mare, le coste frastagliate e l’entroterra montuoso, la rendono un’ambita e rinomata località di vacanza.
Poco più di 147 chilometri di costa per questa che è la terza isola italiana per estensione ed ovviamente la più vasta dell’Arcipelago Toscano. L’Elba è totalmente compresa nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, il più grande parco marino d’Europa, tutela 56.766 ettari di mare e 17.887 ettari di terra che comprende tutte le sette isole principali dell’Arcipelago Toscano e alcuni isolotti minori e scogli. Particolare è la forma dell’Isola che sembra inneggiare la ricca fauna del mare circostante con la sagoma a guisa di pesce!
La morfologia dell’interno dell’isola, con la cima più alta, il monte Capanne, che raggiunge ben 1019 metri offre valide alternative alla vita da spiaggia: alberi ad alto fusto e lussureggianti boschi di castagni piantati dagli isolani già nel XIV secolo, rendono l’entroterra fresco e fruibile per rilassanti passeggiate e trekking a piedi o a cavallo.
Da vedere da sapere ….
L’Isola d’Elba però non è solo mare e natura rigogliosa: la sua storia è ricca e travagliata e quindi tanti sono i reperti ed i tesori che i secoli hanno lasciato su questa perla dell’Arcipelago Toscano
I Luoghi di Napoleone
Qui Napoleone visse il proprio esilio e qui in breve divenne illuminato amministratore: moltissimi sono i luoghi legati alla sua permanenza sull’isola, il principale è la Villa dei Mulini a Portoferraio, fra Forte Falcone e Forte Stella, costruito in posizione privilegiata per vigilare sia sul mare che sulla cittadina.
Nella stagione calda Napoleone soggiornava invece in una casa immersa nel verde, Villa di San Martino, poco distante da Portoferraio che, nel XIX secolo viene affiancata, da una galleria in stile dorico, fatta costruire dal principe Demidoff, cugino dell’Imperatore, al fine di accogliere i cimeli di Napoleone. Un altro museo napoleonico si trova nella Chiesa della Misericordia a Portoferraio, che custodisce, fra l’altro anche il calco in gesso della mano e del volto dell’Imperatore; oltre 200 testi appartenuti a Napoleone sono stati donati agli elbani e sono custoditi alla Villa dei Mulini; la passione di Napoleone per il teatro di concretizza in due strutture: uno nella Villa dei Mulini ed uno più grande, detto dei Vigilanti, nella chiesa sconsacrata del Carmine a Portoferraio. Fra gli altri luoghi napoleonici ricordiamo il Romitorio nel bosco nei pressi del Santuario della Madonna del Bosco e una curiosa roccia, detta "Sedia di Napoleone", da dove egli ammirava la sua Corsica.
I Santuari
Piccole comunità monastiche, dette Romitori di cui il più antico e famoso è il Romitorio di San Cerbone, nacquero nell’entroterra dell’Isola negli anni che seguirono la decadenza dell’Impero Romano quando le coste non erano più luogo sicuro a causa dei saccheggi dei predoni del mare.
Nei secoli successivi questi edifici divennero Santuari dedicati al culto della Madonna, edifici dalla struttura molto semplice, ma assai suggestivi: il medievale Santuario della Madonna del Monte, presso Marciana, nascosto in un bosco di castagni, fu realizzato fra il XIII ed il XIV secolo e ricostruito nel Cinquecento; il Santuario della Madonna delle Grazie a Capoliveri, del ‘500 secondo la leggenda venne abitato dagli eremiti al seguito di Mamiliano, che si era stabilito sull’isola di Montecristo dopo il V secolo. Il Santuario della Madonna della Neve a Lacona, costruito nel Cinquecento su di una precedente struttura romanica, è stato più volte rimaneggiato fra il XVII ed il XX secolo. Il Santuario della Madonna del Monserrato, con una semplice cupoletta intonacata, venne costruito nel 1606 per volere del governatore di Longone José Pons y Léon a ricordare l’omonimo Santuario di Catalogna (al suo interno si trova una Madonna Nera; la chiesetta viene aperta solo l’8 settembre e l’8 aprile). Il Santuario di Santa Caterina di Alessandria, infine, risalente forse al Cinquecento è ora sede di un centro per artisti e di un orto botanico.
Storia e Leggende
La principessa Alba
Pare che, nella zona delle Grotte a Portoferraio, presso i ruderi romani, si oda il lamento disperato di una donna che invoca il suo amato scomparso. Secondo la leggenda sarebbe la principessa Alba che si recò sull’isola con il suo innamorato Sabino dopo aver chiesto la protezione alla dea Venere. La dea accordò il proprio aiuto e indicò loro l’isola dove avrebbero potuto vivere indisturbati il loro amore, ma solo se avesse ricevuto in cambio la costruzione di un’ara a lei dedicata. I giovani si dimenticarono della promessa e Venere, per castigo, condannò Sabino a vagare senza meta vittima di un’amnesia ed Alba a piangere in eterno il proprio amore perduto.
L’Elba, la spiaggia e il pisolino degli Argonauti
Apollonio Rodio, poeta greco autore del poema epico “Le Argonautiche” che narra il viaggio di Giasone e della sua nave "Argo", trascorse sull’Isola d’Elba un lungo periodo di tempo, scegliendola come luogo di ritiro ed indica l’isola come tappa del viaggio degli Argonauti alla ricerca del Vello d’Oro: nel corso della traversata del Tirreno gli Argonauti approdarono sulla spiaggia delle Ghiaie, che nel III secolo a.C. era una spiaggia di ciottoli bianchi; le striature che oggi presentano i sassolini secondo la leggenda sarebbero dovute al sudore degli Argonauti sdraiati sulla battigia.
I forni degli Etruschi
Per gli etruschi l’Isola d’Elba rappresentò una fonte ricchissima di materie prime e contribuì, in maniera decisiva, allo sviluppo della loro civiltà. Il sottosuolo dell’isola infatti era, ed è ricco di minerali ferrosi, primo fra tutti l’ematite.
Lunghi studi sono stati condotti sulle modalità con cui gli etruschi fondevano questo metallo: la riduzione dell’ematite infatti richiedeva, all’epoca, tempi molto lunghi e forni in grado di sviluppare i 1300 gradi necessari alla fusione. Oggi in località Mulinaccio, nel "Parco sperimentale di metallurgia antica", è possibile prendere parte al processo di fusione del ferro così come avveniva nel III secolo a.C.. Il parco è stato inserito dall’Unesco nell’ambito del progetto "C’è un mondo da fare", come esempio di recupero e divulgazione del patrimonio storico e culturale di un popolo.