Il nome, pur nel contrasto di varie teorie, dovrebbe essere la risultante dell’antica Modicia (Modoicum, Moedicia, Modoetia, Monscia) o Maguntia, da cui presto Munscia e Monza.
Monza divenne un vicus romano, con abitanti dediti alla pastorizia, all’agricoltura ed alla pesca: il periodo romano è testimoniato dalla presenza di numerosi reperti archeologici come ponti, acquedotti, strade e loro antiche denominazioni. In questo periodo venne edificato il Ponte di Arena, il più grande ponte della Lombardia, lungo 70 metri e largo 4, in seguito sostituito dal Ponte dei Leoni. L’avvento delle orde barbariche vede divenire Monza residenza estiva di imperatori.
L’arrivo dei Longobardi nel territorio di Monza, intorno al 585, corrisponde ad un periodo di grande splendore: Autari, e soprattutto sua moglie, la regina Teodolinda, rendono Monza un centro politico, culturale e religioso di primaria importanza. Teodolinda fece innalzare nel 595 la Basilica di San Giovanni Battista, ora Duomo, dove avvenne il battesimo del figlio Adaloaldo e dove è conservata la sua cripta e altri preziosi tesori, tra cui la famosa Corona Ferrea che cinse il capo di numerosi sovrani e imperatori, tra cui Carlo Magno, Federico Barbarossa e Napoleone.
L’arrivo dell’imperatore Federico Barbarossa, nel XII secolo, riscattò la città dalla sudditanza del comune di Milano, geloso della sua autonomia e del suo splendore: Monza continuò a prosperare e ad accrescere la propria importanza, soprattutto economica che si basava sull’artigianato, in special modo sulla lavorazione della lana. In questo periodo venne costruito l’Arengario, simbolo del potere politico ma, la partenza e la morte del Barbarossa causò la perdita dell’indipendenza e Monza fu riassoggettata a Milano.
Durante la lotta tra le due famiglie milanesi dei Torriani e Visconti (nel XIV secolo) Monza scelse prima di appoggiare i secondi ed in seguito di diventare ghibellina. Nel 1322 Monza fu occupata, saccheggiata e cadde in mano ai Visconti: a scopo difensivo vennero erette le mura (abbattute nell’Ottocento), il castello e la biforcazione del fiume Lambro al centro della città. La Torre Viscontea, voluta da Galeazzo Visconti per scopi difensivi, diventò una terribile prigione detta “Forni” dove egli stesso, in seguito, venne rinchiuso con tutta la sua famiglia. Arte e cultura però non vengono meno in tempi di lotte tra signorie: Matteo Visconti promuove la ricostruzione del Duomo e sorgono le Chiese di Santa Maria in Strada, Santa Maria del Carrobiolo e San Maurizio.
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